Cosa ci ha lasciato Giuseppe Impastato
Una forte e vitale lotta alla mafia
Giuseppe Impastato è morto assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978 per volontà di Gaetano Badalamenti. Peppino, così lo chiamavano i suoi amici, era un intellettuale, un attivista politico, un giornalista amante della libertà e della giustizia. Un ragazzo che ha dimostrato a tutta l’Italia l’integrità dei suoi valori. Si è rivelato coraggioso, riuscendo ad allontanarsi dalla realtà in cui la sua famiglia lo aveva fatto crescere. Ha portato avanti una lotta contro la criminalità organizzata e la mentalità mafiosa di Cinisi con metodi pacifici. Ha combattuto la violenza con la forza delle sue parole. Una lotta originale ma efficace che ha coinvolto tanti giovani.
Insieme ad un gruppo di amici ha fondato Radio Out, una radio in cui Impastato raccontava i reali problemi della gente, diffondeva i suoi ideali e denunciava la corruzione. Attraverso il suo microfono parlava di mafia, definendola proprio per quello che era. Non aveva paura di fare nomi e cognomi e per farlo non utilizzava mezzi termini. Con il programma satirico “Onda Pazza” demoliva, tramite la risata e lo sberleffo, i boss mafiosi e la classe politica locale corrotta che li difendeva. Peppino voleva realmente cambiare la situazione, si era anche candidato nella lista di Democrazia Proletaria per le elezioni comunali, ma non ha potuto conoscere mai il risultato.
Cosa ci ha lasciato Peppino?
Ma realmente cosa ci ha lasciato in eredità Peppino? Ci ha semplicemente lasciato il ricordo e l’esempio di un uomo che ha combattuto con i pochi mezzi che aveva a disposizione. Mezzi semplici, pacifici, ma che hanno dato i loro frutti. Ci ha insegnato che per lottare basta la volontà e il coraggio. Ha sacrificato la sua vita per i suoi ideali.
Una nuova mentalità per la lotta alla mafia
Le sue parole e la sua intelligenza risultano tutt’oggi a dir poco ammirevoli e saranno da esempio per le generazioni successive. La sua attività ha contribuito a sviluppare in noi giovani siciliani una mentalità nuova opposta a quella mafiosa. Ci ha insegnato che la mafia si combatte con le parole e la cultura e non con la pistola. Lui da solo è riuscito a scuotere la coscienza di molti e per la sua tenacia ha perso la vita. Si è messo dalla parte della legge anche andando contro il padre, sangue del suo sangue.
Casa memoria
Molte storie e idee di Peppino le conosciamo anche grazie a sua madre, Felicia Bartolotta. Lei è stata una donna coraggiosa che si è ribellata al sistema, non ha ceduto alla cultura dell’omertà e ha lottato con le unghie e con i denti per fare avere giustizia al figlio. Giustizia che Mamma Felicia ottiene solo pochi anni prima di morire, nel 2001 con la condanna dell’assassino Vito Palazzolo a 30 anni di reclusione e nel 2002 con la condanna all’ergastolo del capo mafia Gaetano Badalamenti. Oggi la casa in cui Peppino e sua madre vivevano è diventata “Casa Memoria”, una casa museo per ricordare Impastato, la sua lotta, il suo coraggio.
Centro studi Peppino impastato
Infine anche il primo Centro studi sul fenomeno mafioso, fondato dall’attivista Umberto Santino e Anna Puglisi e dedicato a Peppino nel 1978, è sua testimonianza e memoria vivente. Il Centro Siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”, infatti, analizza le cause economiche e sociali che hanno condotto la Sicilia sotto il controllo della criminalità organizzata e promuove iniziative idonee a diffondere la cultura della legalità, dello sviluppo e della partecipazione democratica.
Peppino, dunque, non è morto invano e molta è la strada che l’antimafia ha fatto seguendo il suo esempio. Se tutti noi saremo capaci di diventare memoria vivente dell’impegno civico di Giuseppe Impastato, avvertiremo lentamente, ma inesorabilmente, “la bellezza del fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.” (Paolo Borsellino).
Karol D’Urso IV D Biotecnologie ambientali