Il birrificio Messina una storia di lavoro e cooperazione

la DOC15 e la birra dello stretto sono adesso la birra Messina
La cooperativa dei mastri birrai

È il birrificio Messina il soggetto che noi alunni della IV B SIA (Sistemi Informativi Aziendali) Sez. Quasimodo abbiamo scelto per il servizio giornalistico del Tg giovani di Rtp curato dagli studenti del Minutoli, Quasimodo, Cuppari. La scelta non è stata casuale, ma è dipesa dalla particolarità di questa fiorente realtà imprenditoriale messinese. Esempio brillante e virtuoso di impresa nata dalla cooperazione e dal lavoro.

La tradizione secolare della produzione brassicola a Messina continua, infatti, solo grazie a 15 ex dipendenti dello storico birrificio messinese che, nel 2013, impegnando i loro beni e il loro futuro, hanno fondato una cooperativa e sono diventati imprenditori di se stessi. La cooperativa è adesso un’importante realtà produttiva di Messina e sta affrontando in modo disinvolto le sfide di un mercato globale. Poco importa se la birra prodotta si chiama ora Birra dello Stretto e DOC15.

Per conoscere meglio gli sviluppi di questa importante realtà Gabriele Gismondo, Francesco Tavilla e Roberto Restuccia della IV B SIA hanno deciso di intervistare il presidente della cooperativa, Domenico Sorrenti.

Nell’intervista Sorrenti racconta con semplicità le vicende vissute da lui e dai suoi 14 compagni che hanno portato alla nascita della cooperativa il 9 agosto del 2013. Ricorda con una certa emozione che il primo anno hanno reinvestito tutto senza trattenere alcuna piccola somma come stipendio.

Con competenza e professionalità descrive il ciclo produttivo dell’ottima birra da loro prodotta. Si tratta di un ciclo di 21 giorni. Materie prime esclusivamente malto, luppolo e acqua. Ogni brand di questa birra messinese ha, comunque, una sua ricetta. La DOC15 é formata da 1 solo Malto; la Birra dello Stretto Lager da 2 Malti e 4 Luppoli; La Rossa da 3-4 Malti.

Una birra esportata in tutto il mondo

E la presenza sul mercato?

Giustamente orgoglioso Sorrenti spiega che il marchio è conosciuto anche a livello internazionale. Le prime esportazioni sono avvenute in Australia. Come Paesi europei, invece, ricorda la Francia, la Svizzera, l’Inghilterra e il Belgio. Ultimi contatti, che fanno ben sperare, con il Canada. Sembra roseo il futuro per la birra di Messina e saldi nell’intento di espandersi sono i 15 soci che ogni anno investono in nuovi macchinari. La speranza è di dare un futuro lavorativo ai giovani messinesi, di mantenere unite le famiglie, di rendere vitale e nuovamente produttiva la nostra città. Per il birrificio questa speranza è già realtà. Lo stabilimento inizia infatti ad ospitare come lavoratori i figli dei 15 soci, arrivando così a rinnovare la tradizione con la quarta generazione di “mastri birrai”.

Alla domanda sull’elemento chiave che ha condotto il birrificio al successo, Sorrenti risponde senza alcuna esitazione: ” la testardaggine!…noi credevamo nella produzione della birra Messina”.

La realtà ha dimostrato che questa fiducia nelle sorti del birrificio era ben riposta. Nel 2019 un fortunato accordo con la Heineken ha permesso alla cooperativa anche la produzione della famosa birra Messina cristalli di sale, produzione prima interamente riservata dalla multinazionale allo stabilimento di Massafra in Puglia. Se dunque troviamo scritto sull’etichetta una lettera “E” siamo sicuri che la famosa Cristalli di sale è stata creata dalla società cooperativa “Birrificio Messina”.

Ci auguriamo per Messina e per i messinesi che il modello imprenditoriale fondato sulla cooperazione continui ad avere successo e infonda in noi giovani la speranza di una rinascita produttiva della nostra città.

Cristian Saja IV B Sistemi informativi aziendali Sez. Quasimodo

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