“Iancura”: ricordi eoliani di Paolo Casuscelli

cartellonistica ispirata ai racconti di Iancura

Lunedì 2 maggio 2022 le classi terze e quarte dell’Istituto Cuppari, Minutoli e Quasimodo, che hanno aderito al progetto “Invito alla Lettura”, hanno partecipato presso l’Aula Magna dell’Istituto Minutoli all’incontro con Paolo Casuscelli, autore del romanzo “Iancura”. Lo scrittore e insegnante messinese Paolo Casuscelli ha presentato il suo libro “Iancura. Brevi racconti dall’isola di Salina”, raccontandoci della sua esperienza e delle sue avventure negli otto anni di insegnamento in una scuola media di Salina.

“Nel dialetto delle Eolie, iancura definisce quella speciale atmosfera in cui un mare calmo e immoto si fonde con il cielo in un biancore indistinto e talvolta perturbante. È un’esperienza immemorabile che già Ulisse sperimentò approssimandosi all’isola delle Sirene e che Goethe riscoprì nei paesaggi siciliani del suo Viaggio in Italia.

Con una scrittura volutamente “leggera” (su cui la Postfazione di Giovanni Lombardo propone preziose e suggestive riflessioni), Paolo Casuscelli rievoca alcuni episodi della sua esperienza di insegnante in una scuola media dell’isola e trasferisce alle sue pagine quell’arioso senso di libertà e di solitudine, quel ritmo esistenziale più rallentato che – spesso in bilico tra reale e onirico – dall’isola soltanto possono generarsi.

Ne sono investiti tutti i personaggi del libro: gli alunni, che condividono con il loro insegnante anche gli spazi e i tempi esterni alla scuola, e tutta una galleria di figure emblematiche, vagabondi, ormeggiatori, ristoratori, imprenditori del vino, parroci, meccanici. Sullo sfondo sempre il mare che l’insegnante con la passione per la pesca subacquea conosce non solo nella candescente maestà della iancura ma anche nella segreta intimità dei suoi misteriosi fondali“.

Gli alunni in “Iancura”

Tra i suoi alunni ricordiamo: Antonino bravissimo a scuola e nella vita; il cugino Giuseppe e il suo singolare tema sulla donna; Natalino, conosciuto come Arsenio Lupin; il simpatico Sergio che non ama lo studio; Totò battuto dal professore a braccio di ferro; Simone che segue l’insegnante ovunque; quell’insegnante che l’ha saputo comprendere e apprezzare, i discorsi che alcuni alunni hanno fatto su Leopardi e la sua capacità di tradurre a soli sette anni, “e cu u battiva a chistu?”, “Ma… nasciu così, o si drogò?” e tanti altri.

Tra i caratteristici personaggi di Salina abbiamo conosciuto Gianni Re, capo ormeggiatore, detto il Pilota e l’amore per il suo maiale; Nino Italiano, sveglio falsificatore del linguaggio, abituale bevitore ma mai annebbiato; Nino Bongiorno con la sua grande officina in cui si deve parlare di pesca, cortiglio e politica locale; Carlo Hauner, che ha fatto tantissimo per Salina e la cui mancanza è per l’autore un dolore profondo, designer che vive agiatamente, però, grazie ai suoi vini e il suo Malvasia.

L’incontro, rivelatasi assai interessante e ricco di spunti, ha gravitato intorno alle spiegazioni offerte dallo scrittore su impulso delle domande formulate da noi studenti.

Tra queste ne riportiamo alcune:
Perché ha intitolato il suo libro Iancura?

Questo titolo mi è piaciuto così tanto che non riesco a immaginarne un altro. Avrebbero potuto dirmi: «hai scelto un nome dialettale, incomprensibile ai più, cambialo». Per fortuna, nessuno me lo ha mai chiesto. Tra i racconti, rievoco il significato di questo termine.

“Si crea una diffusa nebulosità, ma tutta la bellezza delle Eolie nella iancura traspare, si riflette tra cielo e mare e, in lontananza, nei contorni sfumati delle Isole. Ho scritto che è il sorriso di un dio, una materna benedizione che tutto avvolge. Potevo trovare un titolo più bello? Forse è anche un po’ pretenzioso, altro che dimesso. Chi pensa al bianco del mare e non sa che cosa essa sia, immagina la spuma delle onde che si frangono. Invece è l’opposto, quiete marina. D’altro canto, il rapporto tra biancore e mare calmo è evocato già in Omero: galéne. Galene è anche, fra i miti esiodei, la divinità del mare calmo, una delle Nereidi. L’ho incontrata su una barchetta, mentre pescavo: una splendida teofania. Ci gioco nel capitolo su Panarea”.

Perché, quando doveva prendere la cattedra, ha scelto proprio Salina?

Conoscevo già bene Salina, perché, a diciotto anni, una fidanzatina aveva casa lì (suo padre, intendo). La prima sera in cui sbarcai sull’isola mi portò a fare una passeggiata che ci condusse alla fine di un molo, un luogo reso ancora più buio da un salice, i cui rami occupavano, dall’alto, parte della stradina. Da lì, in quella zona niente affatto illuminata, guardando in giù, mi fece vedere, nel mare, una moltitudine di lucine, intermittenti, nella totale oscurità. Una sorta di luogo magico. Ecco, scelsi Salina al Provveditorato, perché pensai a questo. Poi, molto prosaicamente, per un pescatore subacqueo, le Eolie erano e sono ancora un’attrazione. Una sede “disagiata”? Per me era il biglietto d’ingresso in paradiso, terrestre, marino, ma era già sufficiente.

Direbbe un aspetto positivo e uno negativo della vita a Salina?

La mia vita a Salina? Ti ritrovi in quello che è riconosciuto come uno tra i luoghi più belli del mondo, hai questa fortuna, il mare eoliano è quella meraviglia che tutti sanno, c’è un parco naturale con una macchia mediterranea che non ha uguali, hai una barchetta nel porto: che altro vuoi? E tuttavia bisogna dire, l’ho scritto, che non c’è luogo che sia un paradiso terrestre: lo abbiamo perso all’origine, se mai lo abbiamo avuto. I luoghi incidono, ma ognuno si porta appresso la propria condizione esistenziale, il suo personale modo di “essere nel mondo”, le proprie attitudini relazionali e soprattutto la sua solitudine, con cui sei portato ancor più a fare i conti. L’isola, d’inverno, non ti consente di bluffare con le distrazioni della vita metropolitana.

Di negativo, per me, il sovraffollamento dei turisti ad agosto: occupano troppo spazio. E molti non capiscono che l’Isola, fuori stagione, è molto più attraente. Consideri che anche a novembre si può fare il bagno, l’acqua non si è ancora del tutto raffreddata, i profumi dei giardini e dei boschi sono ancora più inebrianti. E costerebbero di meno alberghi e ristoranti.

Perché definisce Salina luogo dell’anima?

Salina è un luogo originario che ti restituisce alla dimensione di autenticità, di condivisione ma anche solitudine, in cui è dato fare esperienza della tua libertà esistenziale e tornare all’essenziale, come solo in quel luogo originario è possibile fare.

Per concludere la domanda che ho formulato io, in un momento più informale quando stava autografando la mia copia:

Come mai conclude i suoi ringraziamenti con una domanda? (Alta?) Non è consueto.

E’ una vecchia, lunga storia, che cercherò di rendere breve. Risale al tempo in cui cominciavo a frequentare mia moglie. A quel tempo avevo un’amica molto alta alla quale raccontavo di questa ragazza molto bella, begli occhi, bel viso ed anche alta. Quando poi ebbero modo di incontrarsi, constatando che mia moglie fosse più bassa di lei, la mia amica, ironicamente, disse: “Alta”. Ciò negli anni è diventato un modo di scherzare tra me e mia moglie ed ho voluto riportarlo nei miei ringraziamenti.

Mi ha sorriso e, mentre mi autografava il libro, mi è sembrato soddisfatto di quella domanda.

Francesco Micali III A Costruzioni, ambiente e territorio

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