Lo stretto di Messina nel mito

Leggende e miti per ricostruire l’identità messinese
Lo stretto di Messina
Lo Stretto di Messina-Wikimedia commons

Presso il nostro Istituto lo studio dell’Educazione civica nelle classi prime ha puntato principalmente sul recupero del senso di appartenenza, che purtroppo a Messina manca da molti anni e che ha portato la città al degrado sociale e ambientale.

Pertanto una tematica che stiamo affrontando nel corso dell’anno scolastico è “La città come comunità, territorio e organizzazione” e i nostri docenti lavorano perché noi giovani possiamo conoscere, apprezzare e rispettare Messina, studiando anche i miti nati intorno alla città.

I miti sono delle narrazioni elaborate da popoli antichi per spiegare dei fenomeni allora incomprensibili.

Lo Stretto della nostra città è ricco di miti e uno dei più famosi è quello della falce, che tenta di spiegare la particolare forma del nostro porto.

Secondo i Greci il dio del tempo, Cronos, figlio di Urano e Gea, tentò di scacciare dal trono il padre ma, dato che non ci riuscì, lo evirò con una falce. Quindi gettò lo strumento nello Stretto di Messina.

I Greci pensarono allora di chiamare questa zona Zancle, proprio per la forma a  falce del porto.

La terribile storia di Scilla e Cariddi

Ma lo Stretto di Messina ha affascinato e ispirato anche molti scrittori, uno dei quali Omero, che nell’Odissea descrive il momento in cui Ulisse attraversa il nostro mare, allora conosciuto come lo “Stretto degli orrori”.

L’eroe greco, per ritornare nella sua patria, dovette passare tra Scilla, un mostro a sei teste, e Cariddi, un vortice che ingoiava e sputava acqua tre volte al giorno. Per cercare di salvare parte del suo equipaggio, Ulisse, conscio del pericolo, manovrò la nave in modo da passare più vicino a Scilla. Appena imboccò lo Stretto, il cielo diventò nero e la nave venne investita dalle onde. Ulisse cercò di rimanere lontano da Cariddi. Nel frattempo Scilla colpì l’imbarcazione. Sei uomini caddero dal ponte e vennero divorati.

Ulisse descrisse quest’episodio come il più brutto del suo viaggio. I suoi compagni vennero trascinati dalla bocca del mostro gridando il suo nome e implorando il suo aiuto.

I due mostri incontrati dall’eroe greco, Scilla e Cariddi, erano inizialmente delle bellissime ninfe, la prima viveva sulla sponda calabrese, l’altra a Messina, a Capo Peloro.

Karol D’Urso 1D Chimica, materiali e Biotecnologie

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