Nobel per la pace: il barometro del mondo

Nobel pace
La difesa della pace, della libertà, dei diritti umani

Nel corso della storia molti uomini, donne e organizzazioni hanno dedicato la loro vita alla pace, alla libertà e alla difesa dei diritti umani.

Il Nobel per la pace nasce per premiare queste persone. Fra tutti i premi della fondazione Nobel è l’unico che svolge un’importante funzione politica. Si può definire il barometro che misura lo stato di avanzamento dei diritti umani, della lotta all’oppressione e della propensione alla pace e al dialogo internazionale. Premiando le personalità “benefattrici” del mondo, le pone sotto i riflettori e in tale maniera, in un certo senso, le difende. Alcuni esempi possono chiarire la funzione che questo premio ha svolto e svolge.

Contro le dittature e per i diritti delle bambine e dei bambini

Nel 1991 è stata insignita del premio Aung San Suu Kyi e i riflettori si sono accessi sulla dittatura in Birmania e sull’eroica combattente che lottava per i diritti umani e per la democrazia nel suo Paese. La leader politica birmana non poté nemmeno ritirare il premio perché detenuta, ma la sua lotta divenne un simbolo per tutti nel mondo. Il premio Nobel ha, quindi, svolto anche la funzione di condanna mondiale della dittatura.

Con Malala Yousafzai la condanna è andata, invece, al regime talebano e alla negazione dei diritti delle donne e delle bambine. Con Kailash Satyarth l’attenzione va al problema dello sfruttamento dei minori nel lavoro.

Il premio Nobel per la pace, quindi, come barometro dei diritti umani e coscienza collettiva!

La libertà di informazione precondizione della democrazia

È, dunque, questo il motivo per cui anche quest’anno la premiazione era particolarmente attesa. Su cosa e su chi sarebbe andata l’attenzione mondiale? I pronostici davano vincenti Greta Thumberg per la tutela dell’ambiente, l’OMS per l’azione meritoria svolta in questi anni di pandemia e, infine, Reporters Sans Frontieres per l’azione a tutela della libertà d’informazione. In effetti il barometro dei diritti umani ha posto l’attenzione proprio sui pericoli e gli ostacoli alla libertà di stampa nel mondo.

Sono stati infatti premiati i due giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov. Due simboli per il giornalismo e la difesa della libertà di informazione. Maria Ressa gestisce “Rappler”, un sito di notizie dalle Filippine e ha la responsabilità di promuovere la trasparenza e la chiarezza attraverso i social, invece Dmitry Muratov è un giornalista che gestisce uno dei giornali più liberi in Russia, “Novaya Gazeta”. Entrambi denunciano gli abusi di potere, la corruzione e le violazioni dei diritti umani nei loro Paesi.

Un Nobel per la pace quest’anno, dunque, che ci ricorda che i media dovrebbero essere liberi di informare senza alcuna interferenza dello Stato, dei poteri economici o politici.

Il monito che proviene da questa premiazione è palese, basta rammentare la motivazione data dalla commissione norvegese. Maria Ressa e Dmitry Muratov sono stati premiati “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è precondizione per la democrazia e la pace duratura”.

A tutela della libertà d’informazione agisce Reporter senza frontiere (Reporters sans frontières), un’organizzazione internazionale non governativa che informa sullo stato della libertà di stampa nel mondo e ne redige una classifica annuale.

Riflettiamo sul fatto che in questa classifica imparziale e motivata l’Italia si trova al quarantunesimo posto.

Giulia Marino, Va Costruzioni, ambiente e territorio

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