L’eremo a sud del centro città
Un nuovo modo di pensare
La periferia sud, dove il Minutoli opera e la maggior parte di noi vive, è quella parte di territorio da recuperare.
Una riappropriazione che passa anche e soprattutto attraverso un nuovo modo di pensare e di agire, la rinascita di un profondo senso civico e la riscoperta della collettività da parte di ognuno di noi.
Il territorio considerato comprende una serie di piccoli centri con caratteristiche proprie e origini diverse, tutti, però, ugualmente destinati, nei piani di ricostruzione della città post terremoto e secondo dopoguerra, ad area residenziale popolare. La zona subisce, in seguito alla pianificazione emergenziale, uno spropositato aumento demografico e un conseguenziale incremento dell’edilizia popolare, senza un analogo complementare sviluppo infrastrutturale.
Più semplicemente i villaggi si sono trasformati in sobborghi periferici, veri e propri quartieri dormitorio.
La mancanza di servizi, il senso di abbandono e la conseguente frustrazione hanno portato ad una diffusa illegalità e spesso a comportamenti devianti e delittuosi.
Su un territorio abbandonato a se stesso facilmente la mafia prende il controllo ed ottiene il consenso con la sua falsa ideologia “protettiva e tradizionalista”.
Nelle frange più fragili della zona sud di Messina Cosa Nostra spadroneggia, spaccia e recluta manovalanza.
Valle degli Angeli
Eppure, anche in questo territorio impoverito, snaturato da un’edilizia selvaggia e dalla criminalità, si trovano luoghi che testimoniano un’antica bellezza come l’eremo di Santa Maria degli Angeli.
Distante pochi km dal nostro istituto, situato su una collina, che presenta ancora una piccola macchia mediterranea, l’eremo si affaccia sulla grande area di terra battuta rimasta, che oggi attende di essere riqualificata, dopo la demolizione delle baracche di Fondo Fucile.
Il monumento risale al 1685, quando nell’oratorio viveva l’eremita Gian Battista di Pino.
Il cortile ha un pavimento in cotto originale del tempo, ha al centro un antico pozzo e lateralmente una moderna scultura di un crocifisso. La chiesa conserva le caratteristiche architettoniche del Settecento. All’interno sono ancora tanti gli arredi antichi, del Cinque o Seicento: il tabernacolo in marmo con fregi e due colonnine, l’Ecce Homo, un mezzobusto in legno probabilmente del Seicento e, ancora più antico, un dipinto in olio forse di Polidoro Caldara da Caravaggio, che rappresenta la Madonna degli Angeli e i santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine. C’era anche una campana antica, ma dieci anni fa qualcuno l’ha trafugata. L’eremo è stato più volte vandalizzato, quasi la bellezza e la serenità che offre siano uno sfregio al disagio esistente sul territorio.
Un eremo che rappresenta, dunque, la fede e la cultura, e che oggi è custodito dalle Collaboratrici parrocchiali di Gesù Crocifisso, che con devozione e sacrificio tentano di tenerlo in piedi.