Il Nobel per la pace, un messaggio per la società civile

Nobel per la pace a Narges Mohammadi e al movimento "Donna, vita, libertà"
Illustrazione di Simone Rinaldi VC Biotecnologie sanitarie
Esempio e simbolo

“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” diceva Mahatma Gandhi. Una frase sempre attuale per coloro che ricevono il premio Nobel per la pace.

I premiati sono quelli che si battono per la pace senza violenza e sono in guerra senza usare le armi. Ed è questo che fa onore ai premiati, portare avanti una causa per far sì che le cose migliorino nel mondo ma per smuovere le coscienze, ricordano, bisogna innanzitutto, partire proprio da se stessi.

È dal lontano  1901 che nel mondo viene assegnato il premio Nobel per la Pace. L’obiettivo del premio è quello di celebrare chi ha dato prova di coraggio sostenendo idee di pace e democrazia. Un premio, tuttavia, che dovrebbe non solo gratificare  il “premiato” ma servire da esempio  al resto della società civile.

Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023

Quest’anno, il premio è stato assegnato a Narges Mohammadi, un’attivista e giornalista iraniana che si è battuta per la lotta contro l’oppressione delle donne iraniane e la difesa dei loro diritti.

Attualmente detenuta nel carcere di Teheran, Narges è stata condannata dal regime ben cinque volte, per un totale di 31 anni di reclusione e 154 frustate, per la sua attività umanitaria. Costretta a subire soprusi tutti i giorni , può essere considerata come tante altre, una martire della lotta per la parità di genere. Anche la sua lotta si unisce ai movimenti di protesta scoppiati in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini.

“Donna, vita, libertà” è lo slogan politico diffuso e portato avanti dalle donne in segno di protesta. Un grido d’aiuto di tutte le donne iraniane, e di chi, da ogni parte del mondo, subisce oppressione da un sistema ingiusto e disumano.

Donna, vita, libertà

In Iran il popolo femminile lotta contro il regime di Kamanei, chiedendo la libertà e questo lo fa mettendo a repentaglio la propria vita. Le rivolte sono represse con il sangue, ma le donne non si fanno intimorire e proprio come loro in piazza, anche Narges dal carcere continua la sua battaglia e lo fa dando forza alle donne che subiscono abusi di diversa natura, spingendole a ribellarsi. La donna, la cui attività di opposizione trova espressione anche grazie a internet, è stata, per la forza delle sue idee incriminata con false accuse e picchiata per le personali posizioni politiche.

Il grido delle donne iraniane è quindi arrivato in tutto il mondo e Narges, anche dal carcere, ha fatto sentire la sua voce. È diventata un emblema, un simbolo della lotta per i diritti umani.

È stato il suo coraggio e la sua perseveranza che le hanno permesso di vincere il premio Nobel, che non riuscirà nemmeno a ritirare con le sue mani.

Le donne hanno sempre dovuto lottare il doppio, devono portare sempre un peso in più. Quante vittime dovranno esserci ancora, prima che la situazione cambi? Quanto ancora le donne dovranno lottare per essere considerate pari all’uomo?

La situazione delle donne islamiche, fa capire che nonostante la fatica fatta ancora la strada per la parità di genere è assai lunga e dolorosa. Bisogna, purtroppo, abbattere ancora dogmi, pregiudizi e tabù dalle radici. Bisogna educare la società per riuscire a superare l’ignoranza. Solo facendo ciò le donne potranno essere libere di essere donne.

Karol D’Urso IV D Biotecnologie ambientali

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