Afghanistan: la verità che ci circonda

Burqa afghanistan
Ritornano i talebani

L’Afghanistan è una terra di passaggio tra Europa e India e per il commercio è zona di vitale importanza. Per questo è stata sempre molto contesa e popolata: greci, persiani, arabi, mongoli, turchi e, dal 1800, russi e inglesi.

Ancora oggi questa regione montuosa, in cui il popolo vive di agricoltura e pastorizia, ma anche di oppio, hashish, eroina, che  sono il 70% delle droghe che da questo Paese arrivano in Europa, è molto ambita e le guerre si susseguono ininterrottamente.

Il 15 agosto di quest’anno in questa terra tanto contesa hanno preso il potere i talebani, riuscendo a circondare Kabul e occupandola subito dopo. Hanno poi conquistato Jalalabad, Bagram, Qalat e Bamiyan.

Il giorno del 20esimo anniversario degli attacchi dell’11 settembre i talebani hanno innalzato la loro bandiera sul palazzo presidenziale afgano, dando avvio al nuovo governo. Un governo che si preannuncia dispotico e lesivo dei diritti universali degli uomini e soprattutto delle donne che senz’altro corrono i pericoli maggiori.

Un po’ di storia

Nel 1976 il governo afghano diventa comunista e tenta di cancellare usi e costumi del popolo islamico, per questo motivo molti si ribellano e creano un gruppo armato, i mujaeddin, i “soldati di Allah”.

Due anni dopo interviene l’Unione Sovietica  che manda le armate rosse per aiutare il governo comunista contro i mujaeddin, e la guerra dura fino al 1989, anno in cui finalmente i russi si ritirano, ma in Afganistan continuano le guerre tra etnie diverse, fino a quando, nel 1996, assumono il potere i talebani.

I talebani sono gli “studenti” del Corano, sono cioè giovani che studiano nelle scuole coraniche i versetti (le sure) del libro sacro dell’islam che interpretano in modo maschilista.

Nella loro ascesa al potere in Afghanistan sono aiutati dal Pakistan e da Osama bin Laden, il leader che ha creato  il  gruppo armato chiamato al-Qaida, autore dell’attentato alle Torri Gemelle.

La Sharia

Una volta al potere i talebani attuano la legge islamica, la Sharia, e tengono tutto sotto controllo tramite il  Ministero per la preservazione della virtù e la soppressione del vizio, che altro non è che una polizia religiosa. Vengono così imposte leggi severe che non rispettano la libertà: sono vietati la visione di programmi televisivi, l’ascolto di musica, la danza.

Amputazione per i ladri e lapidazione per gli adulteri sono i metodi per “fare giustizia”.

L’uomo deve obbligatoriamente crescere la barba, le donne devono portare il burqa. E per quest’ultime la situazione è drammatica: non possono più studiare, lavorare né uscire liberamente da casa. Il velo integrale e la guardia di un uomo di famiglia diviene la loro condizione costante!

Racconta molto bene questo drammatico periodo lo scrittore Khaled Hosseini nei suoi due libri diventati famosi, “Il cacciatore di aquiloni” e “Mille splendidi soli”.

Dopo l’attentato alle Torri Gemelle, l’Afghanistan dei talebani viene considerata complice perché ha dato rifugio al capo di al-Qaeda, Osama bin Laden. Gli Stati Uniti, coadiuvati da molti paesi europei, conducono una guerra che li vede vincitori nel giro di pochi mesi. I talebani fuggono da Kabul e si nascondo nel sud del paese.

Per vent’anni le truppe americane rimangono di controllo in quel paese martoriato. Ma il 15 agosto di quest’anno vanno via e i talebani riprendono il possesso.

Come vent’anni fa…

Di nuovo lezioni separate e hijab per le donne nelle università afghane.

Il ministro talebano dell’Istruzione, Abdul Baqi Haqqani, spiega “Non permetteremo che ragazzi e ragazze studino assieme, non consentiremo una educazione congiunta”.

Viene oscurato internet e nelle strade ritornano gli uomini armati del Ministero per la preservazione della virtù e la soppressione del vizio.

A quest’ondata repressiva la popolazione, soprattutto le donne, risponde con manifestazioni quotidiane, per difendere i diritti conquistati negli ultimi vent’anni.

Forti proteste iniziano subito dopo la conquista di Kabul. Già il 17 agosto, due giorni dopo l’occupazione della città, alcune donne si raccolgono in un quartiere cittadino per richiedere il rispetto dei loro diritti. A tali proteste i talebani rispondono violentemente arrivando a provocare anche delle morti.

Ad Al Jazeera Mariam Ebram, una delle organizzatrici della manifestazione di Herat, dichiara: “Noi rivendichiamo i nostri diritti“. Durante la manifestazione di Kabul si legge nei cartelli esposti: “i diritti delle donne sono diritti universali”.

I disperati tentativi di salire sugli aerei “della salvezza”

La popolazione è ormai allo stremo e cerca una via d’uscita che non esiste. Il tentativo di salvare almeno i propri figli induce madri disperate a consegnare i bimbi nelle mani di soldati stranieri con la preghiera di portarli in salvo. Un ufficiale afghano ha raccontato a Sky News il dramma di queste madri: «è stato orribile, le donne hanno lanciato i loro bambini oltre il filo spinato all’aeroporto chiedendo ai soldati di prenderli». Ed è ancora davanti ai nostri occhi il disperato tentativo degli afgani di salire sugli aerei “della salvezza” aggrappandosi alle ali. Tutto pur di scappare da un Paese dove libertà e diritti sono scomparsi.

Certo, i talebani stanno liberando la loro terra dai vent’anni di occupazione americana (e dai dieci  precedenti di dominio sovietico), ma il loro governo, legato in modo indissolubile alle leggi del Corano, porta crudeltà e priva di libertà la popolazione, condannando ad un orrendo destino soprattutto le donne.

Antonella Giannetto Va L Biotecnologie sanitarie

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