Sessismo e violenza

I dati EURES del 2018 descrivevano una situazione allarmante per la violenza di genere: 142 i femminicidi, di cui  il 65% commessi all’interno di un rapporto di coppia; in costante aumento, anche, le denunce di maltrattamenti e di stalking.

La situazione non è migliorata: nel solo mese di gennaio del 2020 si sono avuti 10 femminicidi, cioè una donna uccisa in famiglia ogni tre giorni!

Eppure l’Italia è un Paese in cui i diritti delle donne sono riconosciuti da tempo. Sembra quasi che più le donne si liberano e più aumenti la violenza su di loro. Una tradizione patriarcale dura a morire non accetta la libertà femminile di poter decidere cosa essere e come relazionarsi con gli altri.

Una parte degli uomini continua ad avere una visione maschilista e misogina, pretendendo privilegi senza avere alcun merito. Questa visione, inoltre, è tollerata, dispiace dirlo, in maniera diffusa sia dagli uomini che dalle donne. Nei casi di femminicidio è normale sentire questo commento: l’ha uccisa per troppo amore, ma non si uccide per amore, si uccide per odio, per perversione, per rancore; mai per amore, né troppo amore né poco amore!

I pregiudizi

Luoghi comuni, che stentano a venire meno, sono alibi per i violenti e i prepotenti. Da un’indagine ISTAT del 2019 risultano confermati i pregiudizi di sempre: il successo nel lavoro è più importante per gli uomini, le donne sono più adatte ai lavori domestici e, peggio ancora, una donna ha sempre qualche responsabilità se ha subito violenza sessuale.

Anche la lingua italiana viene usata in modo sessista. Per le professioni più prestigiose o le cariche istituzionali la declinazione è ancora tipicamente al maschile. I sostantivi ministra, ingegnera e architetta sono spesso considerati scorretti, mentre sono solo inconsueti. Per molto tempo, infatti, solo gli uomini sono stati ministri, ingegneri e architetti. Le cose stanno cambiando, anzi sono già cambiate, ed è contro questo cambiamento che si scaglia la forza bruta di alcuni maschi.

E’ compito di tutta la società civile, senza distinzione di sesso, condannare fermamente qualsiasi forma di violenza sulle donne.

Combattere l’ignoranza e gli stereotipi femminili residui di una vecchia mentalità patriarcale, con la cultura dei diritti fondamentali; favorire l’occupazione femminile, soprattutto nel sud Italia che ha in tal senso il tasso europeo più basso, sono i primi passi per l’eliminazione della violenza sulle donne e, ahimè, anche sulle bambine.

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