Ombre di Ego
C’era un ragazzo, il mondo ai suoi piedi,
l’ego gli sussurrava sogni e rimedi.
Camminava fiero, con gli occhi rivolti
a chi lo guardava, a chi non era colto.
Ogni parola, un grido, una corona,
ma dentro al petto un’eco che suona:
vuoto, deserto, assenza di pace,
l’ego lo avvolgeva, freddo e rapace.
Credeva di essere forte, immortale,
ma ogni passo lo rendeva più fragile.
Come una statua di sabbia sul mare,
si sgretolava senza saperlo fare.
Un giorno, d’un tratto, il silenzio cadde,
le voci si spensero, tutto fu ombra e strade.
Lo specchio riflesso mostrava un estraneo,
un volto disfatto, un sogno lontano.
Urlò, ma nessuno più lo sentiva,
l’ego lo avvolse, ma lui lo sfuggiva.
Ogni certezza si fece nebbia,
e nella nebbia, il buio che affretta.
Cadde, solo, e il mondo si spense,
l’eco del suo nome non ebbe più senso.
Affrontò il suo ego, ma ormai era tardi,
ogni vittoria gli sembrava un rimpianto fra i viali.
Non c’era più gloria, né amore, né sfida,
solo un uomo spezzato, perso alla deriva.
E quando alzò gli occhi al cielo grigio e muto,
capì che l’ego l’aveva tradito e distrutto.
Ora cammina, vuoto, senza orizzonte,
non cerca risposte, non cerca più fonte.
Il cuore è un deserto, l’anima è stanca,
l’ego ha lasciato solo cenere e mancanza.
Carloalberto IV a Costruzione, ambiente e territorio